giovedì 30 aprile 2009

LA MATERIA INVISIBILE...


Nel corso dei decenni si è creduto che ogni oggetto presente nell'Universo fosse visibile grazie all'invio di luce propria o riflessa, e quindi analizzabile: scoprire il visibile ci aiua a capire meglio l'ignoto, infatto oggi sappiamo che il 90% della materia presente nel cosmo è composta da oggetti o da particelle che non possono essere viste: in altri termini, la maggioranza della materia cosmica non emette luce (o meglio radiazione), quindi può essere rilevata solo dagli effetti che essa provoca sulla materia visibile.
Questa "massa mancante" è chiamata materia oscura, un nome che tiene conto appunto della sua fondamentale caratteristica: l'invisibilità.



Si è arrivati a capire che esiteva 'altro' dalla cognizione che ogni oggetto appartenente alla galassia ruota con una sua velocità intorno al centro. Se la nostra comprensione della gravità è corretta, ad una massa galattica più grande corrisponderanno velocità maggiori. Studiando questi valori si trova che le velocità misurate sono troppo grandi per giustificare il quantitativo di materia luminosa presente nella galassia.


La maggior parte degli astronomi è concorde nel ritenere che esiste materia oscura intorno ai nuclei delle galassie, in un alone che si estende per circa il doppio delle sue dimensioni visibili. Questo accade per esempio anche nella nostra galassia, la Via Lattea, dove le Nubi di Magellano, due nostre galassie satellite di forma ellittica contenute nell'Emisfero Sud, hanno un moto influenzato dalla presenza dell'alone di materia oscura, tanto che è possibile ritenere che esso si estenda per oltre 30000 anni luce al di là di esse.
In generale possiamo dire che dove c'è materia visibile, c'è anche un certo quantitativo di materia oscura.

Il problema è che se ci fossero sistemi celesti dove sia presente soltanto materia oscura, sarebbe impossibile individuarli direttamente a causa della loro invisibilità; possiamo solo sperare che siano vicini a sistemi visibili in modo da poterne osservare gli effetti su di essi.

Una recente notizia dello scorso aprile rileva che la sonda ''Pamela'' ha registrato un'anomala quantità di antimateria interpretabile come un possibile segno dell'esistenza della materia oscura. Lo rivela il team internazionale dell'Infn, guidato dal prof. Piergiorgio Picozza, secondo il quale i dati forniti da Pamela e pubblicati sul numero di questo mese della rivista Nature, rappresentano uno dei più importanti contributi di questi ultimi anni alla conoscenza del mistero della materia oscura che, secondo il modello cosmologico del Big Bang rappresenta almeno il 23% del nostro Universo e di cui, ad oggi, si sa ben poco.

L'abbondanza di positroni rilevata da Pamela potrebbe dunque costituire la prova, l'impronta dell'esistenza di questa enigmatica materia. L'ipotesi dei ricercatori è che le particelle di materia oscura presenti nella nostra galassia, interagendo fra loro, si annichilino o decadano, producendo sciami di particelle secondarie di alta energia e, in particolare, coppie protone-antiprotone ed elettrone-positrone che Pamela sta intercettando. Ma non è l'unica teoria plausibile. L'altra ipotesi avanzata dai ricercatori è che si tratti di particelle provenienti da pulsar o alte sorgenti altre sorgenti astrofisiche.


Il mistero è, dunque, tutt'altro che risolto. E la ricerca continua. Continua con Pamela, che resterà nello spazio per altri tre anni....e con altri progetti...



...CONTINUA...




Nessun commento: